Come il cervello umano codifica la struttura del tempo

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 05 ottobre 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

I tempi sono maturi perché la ricerca provi a scoprire il modo in cui i sistemi neuronici del nostro cervello codificano la diacronia dell’esperienza, conferendoci il senso del tempo e la sua nozione: un’aspirazione che è rimasta una speranza, svanita per tre generazioni con le illusioni della giovinezza, a partire da quando, nella disputa tra fenomenologi esperti come Minkowski del Tempo Vissuto e psicoanalisti tendenti a riportare tutto il presente alle ragioni di un passato inconscio, alcuni neurobiologi ante litteram cercavano i “marcatori del tempo” nel cervello.

Oggi sappiamo che estrarre la struttura temporale dell’esperienza costituisce un aspetto fondamentale dell’apprendimento e della memoria, che ci consente di prevedere cosa è probabile che accadrà e cosa sta per accadere nell’immediato. La conoscenza attuale circa la base neurale dei processi cognitivi deriva in massima parte dalla ricerca mediante neuroimmagine funzionale. Siccome questi metodi mancano di accesso diretto al livello neuronico, finora è rimasto ignoto il modo in cui questo processo è computato dalle cellule nervose del nostro encefalo.

Pawel Tacikowski, Guldamla Kalender, Davide Ciliberti e Itzhak Fried hanno trovato una prima risposta al quesito: in che modo i neuroni umani codificano la struttura temporale dell’esperienza?

(Tacikowski P. et al., Human hippocampal and entorhinal neurons encode the temporal structure of experience. Nature – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41586-024-07973-1, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurosurgery, University of California at Los Angeles (UCLA), Los Angeles, CA (USA); Department of Neuroscience, Karolinska Institutet, Stockholm (Svezia); Coimbra Institute for Biomedical Imaging and Translational Research, University of Coimbra, Coimbra (Portogallo); Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Institute of Cognitive Neurology and Dementia Research, University of Magdeburg (Germania); Department of Psychiatry and Biobehavioral Sciences, University of California at Los Angeles (UCLA), Los Angeles, CA (USA); Faculty of Medicine, Tel Aviv University, Tel Aviv (Israele).

I ricercatori hanno svolto la loro indagine sul cervello di volontari, che hanno elettrodi intracerebrali terapeutici impiantati per ragioni cliniche, ed hanno accettato di partecipare allo studio consentendo la registrazione dell’attività delle loro cellule nervose in regioni cerebrali rilevanti per l’esperienza del tempo.

Tacikowski e colleghi hanno rilevato e analizzato l’attività elettrica di singoli neuroni, notando che, durante la presentazione di una sequenza complessa di immagini, le cellule nervose della corteccia entorinale e dell’ippocampo modificano gradualmente la loro attività, e in tal modo codificano la complessa struttura temporale della serie di cui i soggetti hanno avuto esperienza percettiva. Nella seduta sperimentale questa rappresentazione era formata rapidamente, in assenza di specifiche istruzioni date ai partecipanti, rivelando la sua natura di processo automatico e involontario, e persisteva anche quando l’esperienza visiva del compito non era più attuale.

Un aspetto particolarmente significativo è che la struttura, ottenuta dalla registrazione dell’attività delle popolazioni neuroniche della corteccia entorinale e dell’ippocampo, era straordinariamente simile al grafico che definiva le sequenze di immagini presentate, ma, allo stesso tempo, rifletteva anche la probabilità degli stimoli imminenti.

L’analisi ha consentito ai ricercatori di apprendere che il grafico della sequenza era in rapporto con la ripetizione spontanea, time-compressed, dell’attività di singoli neuroni, corrispondente alle traiettorie grafiche esperite in precedenza.

Nel complesso, questi dati dimostrano che i neuroni dell’ippocampo e della corteccia entorinale integrano l’informazione circa il cosa (“what”) e il quando (“when”) per estrarre rappresentazioni durevoli e predittive della struttura temporale dell’esperienza umana.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-05 ottobre 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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